Il 4 giugno scorso si è svolta a Roma la III edizione del “Welfare Day”, appuntamento annuale organizzato da Previmedical S.p.A., che quest’anno ha avuto l’indubbio merito di porre l’attenzione, divenuta imprescindibile, sugli “scenari evolutivi per il Welfare Integrativo: Sanità, Previdenza e Assistenza nel secondo pilastro”. La partecipazione al convegno è stata ampia e soprattutto autorevole. Con l’occasione, è stata presentata per la prima volta una dettagliata ed aggiornata(maggio 2013) Ricerca sul tema, elaborata dal CENSIS in collaborazione con RBM Salute S.p.A. Rispetto alla generalità delle problematiche emerse, si può dire che, in buona sostanza, le questioni affrontate sono riconducibili a due tematiche essenziali.
1. Scenari evolutivi
La prima, relativa a considerazioni di stime generali proiettate al 2050, concordi nel prevedere un aumento del fabbisogno di spesa complessiva, privata e pubblica, necessario, di almeno dieci punti percentuali di PIL. Previsione supportata ed avvalorata da premesse di fenomeni già ben presenti all’attenzione degli esperti, in particolare la tendenza all’allungamento della vita-media dell’individuo ed il disavanzo dei nostri conti pubblici ed in specie quelli di settore.
2. Analisi e proposte
La seconda, relativa all’incapacità dell’attuale sistema di finanziamento pubblico/privato, suddiviso in quote parti rispettivamente stimate in media pari al 79% ed al 21% della spesa complessiva, crescente. E quindi, in merito alle proposte d’intervento, sono emerse due direttive.
La prima, diretta ad eliminare i cosiddetti sprechi. Attraverso il sistema della campionatura su base nazionale, la Ricerca suggerisce che: A) i cittadini contribuiscono agli sprechi (ad esempio chiedendo troppi farmaci che non usano, facendo pressing per avere accertamenti anche quando non sarebbero strettamente necessari, correndo al pronto soccorso al primo problema, ecc. in misura percentuale pari al 60,8%; per il restante 39,2%, la responsabilità è invece attribuita ai medici e manager B) sia possibile rendere i cittadini più responsabili. Come? Eliminando ogni forma di esenzione laddove le persone hanno redditi più alti (54,4%)/ Imponendo penalizzazioni per chi ha comportamenti che nuocciono alla salute (fumatori, obesi, alcolisti, ecc.) (27,6%)/ Con i ticket che fanno capire che la sanità ha un costo (26,1%) /Con lo sviluppo dei Fondi sanitari Integrativi e/o delle polizze assicurative malattia che verificano più da vicino le prestazioni cui le persone hanno accesso (17,5%)/ ecc.
La seconda direttiva, incentrata su iniziative di promozione e sviluppo di adesione degli individui a forme sanitarie integrative. Prendendo a modello quanto già deciso e sperimentato in ambito previdenziale, attualmente sono senz’altro ancora due le vie percorribili, insieme o in alternativa. Si tratta cioè della possibilità di aderire su base contrattuale o piuttosto su iniziativa individuale. A tale proposito, gli esiti della Ricerca sembrano non lasciare dubbi, anche in una prospettiva futura, orientando la scelta verso forme generalizzate di adesione di tipo contrattuale. Sul punto, in ordine alla tipologia per tipo di fondo e gestione, la Ricerca evidenzia anche il dato percentuale relativo alle adesioni: A) rispetto al tipo di fondo, la percentuale di assistiti è per il 72,7% di origine contrattuale (CCNL) e per il restante 27,3% aziendale B) rispetto al tipo di gestione, dato ancora più significativo, l’85% è assicurato mentre solo il restante 15% risulta autoassicurato. Pur emergendo, nel triennio 2008/2011, una tendenza maggiore verso forme di autoassicurazione.
Lì, 06.06.2013
IL DIRIGENTE ANQUAP
Angelo Giubileo