Ricomincio da tre
Il Governo e i nuovi accordi sindacali
Ieri, il Governo e le parti sindacali (CGIL, CISL e UIL) hanno sottoscritto una dichiarazione d’intenti (e non un accordo contrattuale), e quindi un documento attraverso il quale assumono reciproci “impegni”.
Il documento prevede innanzitutto una parte normativa finalizzata allo sviluppo di un nuovo modello di relazioni sindacali, in ambito di settore sia privato che pubblico, alla stregua dei contenuti di principio fissati in un precedente documento della triplice del 14 gennaio scorso. In particolare, il documento di gennaio riteneva “fondamentale” ripristinare il ruolo “attivo” di “Cgil, Cisl e Uil (…) nel governo dei processi legati al rapporto di lavoro, a fronte di scelte politiche tendenti a vanificare il ruolo della contrattazione, a partire dai contenuti delle leggi, là dove queste hanno indebolito le norme contrattuali”. In perfetta sintonia, il documento sottoscritto ieri dichiara che “il Governo si impegna a rivedere gli ambiti di competenza, rispettivamente, della legge e della contrattazione, privilegiando la fonte contrattuale quale luogo naturale per la disciplina del rapporto di lavoro, dei diritti e delle garanzie dei lavoratori, nonché degli aspetti organizzativi a questi direttamente pertinenti”.
Nell’ottica della revisione del sistema, il documento prevede anche la riforma dell’art. 40, comma ter, del d. lgs. 165/2001, e in particolare - nell’eventualità che “perdur(i) lo stallo nelle trattative” per il rinnovo dei futuri accordi contrattuali - che il rinnovo medesimo, al fine di evitare “un pregiudizio economico all’azione amministrativa”, sia garantito da un “atto unilaterale motivato delle amministrazioni”. Inoltre, il documento prevede che sia sempre la contrattazione collettiva a disciplinare sia i “criteri e (le) modalità” di “nuovi sistemi di valutazione” dei lavoratori sia incentivare con specifiche misure “più elevati tassi medi di presenza (…) ferma restando l’attuale durata dell’orario di lavoro”; per parte sua, oltre a garantire la cornice legislativa di tali iniziative contrattuali, il Governo si impegna “a sostenere la graduale introduzione anche nel settore pubblico di forme di welfare contrattuale”, tra le quali - si prevede ancora - “lo sviluppo della previdenza complementare”.
Quanto alla parte economica, il documento prevede, in favore del settore pubblico, l’impegno del Governo “a riconoscere le attuali risorse previste nella legge di bilancio per il 2017, aggiuntive a quelle per il 2016, utilizzandone la quota prevalente per il rinnovo dei contratti”. Questo, a valere per il “triennio 2016/2018”. L’attuale disponibilità di liquidità, per il triennio, ammonta a circa 5 miliardi, in parte tuttavia già impegnati dal Governo per il settore delle forze dell’ordine. Considerato che l’importo medio di aumento della retribuzione non sia “comunque inferior(e) a 85€ mensili”, occorrerebbe viceversa circa il doppio delle risorse oggi disponibili.
Evidentemente, ne dovremo ancora discutere.
Lì, 01.12.2016
Angelo Giubileo
Avvocato Esperto di settore