Il disegno di legge di stabilità 2014 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 15 ottobre u.s. ed ha iniziato il suo iter parlamentare per l’approvazione che deve avvenire, insieme alla legge di bilancio, entro il 31 dicembre del corrente anno. Come sempre il testo contiene delle misure riguardanti le pubbliche amministrazioni e il pubblico impiego; misure che determinano una ulteriore penalizzazione dei dipendenti pubblici, dopo quelle già intervenute nel 2008 (D.L. 112, convertito in Legge 133) e nel 2010 (D.L. 78, convertito in Legge 122).
Pur comprendendo l’esigenza di razionalizzare la spesa nelle pubbliche amministrazioni, nel pubblico impiego e nel settore previdenziale per garantire un contributo anche del settore pubblico alla riduzione della spesa, si ritiene che alcune misure siano eccessivamente penalizzanti, mentre taluni passaggi sono non chiari e di dubbia interpretazione.
Ci riferiamo in particolare ai seguenti aspetti:
- il comma 1 dell’art. 11 indica l’indennità di vacanza contrattuale “in godimento al 31 dicembre 2013” invece che “in godimento al 31 dicembre 2014”. Non vorremmo che dietro questa formulazione vi fosse il rischio di una mancata erogazione nell’anno 2014 di questa indennità, peraltro povera, surrogatoria del mancato rinnovo contrattuale;
- la presenza, nell’art. 11 comma 5 di una decurtazione delle risorse destinate annualmente al trattamento economico accessorio a decorrere dal 1° gennaio 2015. I pubblici dipendenti hanno già sofferto il blocco quinquennale della contrattazione (2010/2014) ed una parziale attribuzione dell’indennità di vacanza contrattuale. Incidere con ulteriori decurtazioni sul trattamento economico accessorio non va certo nella direzione di aumentare la produttività delle amministrazioni pubbliche, nonché mortifica il merito e la professionalità di quanti ne garantiscono il funzionamento;
- il differimento secondo l’importo e la scansione temporale (allungata) del TFR e del trattamento di fine servizio genera per i dipendenti pubblici una evidente discriminazione rispetto a quelli privati, che viola il principio costituzionale dell’uguaglianza (vedi art. 12 comma 2).
Su questi aspetti, che segnaleremo al Presidente del Senato e al Presidente della Commissione Bilancio sempre del Senato, è nostro auspicio che il Parlamento apporti modifiche sostanziali al testo governativo.
Lì, 28.10.2013
IL PRESIDENTE
Giorgio Germani