Assemblea
Martedì 6 giugno
Interrogazione
(5-11507) Sgambato, Di Lello, Ghizzoni, Iacono, Manfredi, Rubinato, Venittelli, Bossa, Carloni, Carra, Carella e Capozzolo. — Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
I docenti della scuola dell’infanzia sono stati esclusi dalla fase C del piano straordinario di immissioni in ruolo, poiché per la scuola dell’infanzia non è stato previsto dalla legge n. 107 del 2015 l’organico di potenziamento; numerose, al riguardo, sono state le preoccupazioni espresse da parte dei docenti interessati, soprattutto dei tanti precari storici che speravano uno svuotamento o quanto meno in una significativa riduzione del numero di iscritti nelle graduatorie ad esaurimento; per attuare gli obiettivi del sistema integrato di educazione e di istruzione di cui al decreto legislativo del 13 aprile 2017, n. 65, recante istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni, d norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera e), della legge 13 luglio 2015, n. 107, è stata assegnata alla scuola dell’infanzia statale una quota parte delle risorse professionali definite dalla tabella 1, allegata alla legge 13 luglio 2015 n. 107, relativa all’organico di potenziamento; pertanto, una parte dei posti di potenziamento, indicata nella tabella, avrebbe dovuto essere assegnata alla scuola dell’infanzia, al fine di facilitare il conseguimento degli obiettivi, che il sistema integrato si propone; tuttavia, nonostante il dettato della norma, nella nota del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca sulle dotazioni organiche 2017/2018 la scuola dell’infanzia è rimasta esclusa dall’attribuzione dei posti per il potenziamento.
Si chiede di sapere quali sono le ragioni per cui i docenti della scuola dell’infanzia siano stati esclusi dal potenziamento; se si intenda procedere a un piano pluriennale di immissioni in ruolo.
(4-16834) Brignone, Civati, Andrea Maestri e Pastorino. — Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
Il piano « alternanza scuola-lavoro » da 200 ore per ogni studente del liceo e da 400 ore per gli studenti degli istituti tecnici e professionali, con l’obiettivo di portare i ragazzi in azienda, è stato introdotto con la riforma della scuola di cui alla legge n. 104 del 2015; l’alternanza scuola-lavoro è stata avviata lo scorso anno con 653 mila alunni; nel 2018 una volta a regime il programma riguarderà un milione e mezzo di studenti; tuttavia, da un’inchiesta pubblicata nei giorni scorsi dal settimanale L’Espresso, emerge che l’alternanza scuola lavoro non ha prodotto i risultati desiderati in termini di occupazione dopo il conseguimento del diploma di maturità; inoltre, viene evidenziato che solo nelle regioni del Nord, in qualche caso, i neo diplomati sono riusciti a inserirsi nel mondo del lavoro, mentre nelle regioni del Centro-sud, i giovani, sono costretti a dover ripiegare su una occupazione che non consente né garanzie future di lavoro né tanto l’ottenimento dei diritti dei lavoratori; in quasi tutti i casi di alternanza scuola-lavoro, gli studenti vengono impiegati per mansioni superflue o vengono loro affidati compiti di bassissimo rilievo che quindi non consentono di acquisire le conoscenze e l’approfondimento necessario per introdursi nel mondo del lavoro; va sottolineato che la legge n. 104 del 2015, in merito all’alternanza obbligatoria tra studi ed esperienze lavorative per gli enti degli ultimi tre anni delle superiori, dall’anno scolastico 2017/2018, sarà materia dell’esame di Stato; pur accogliendo positivamente la decisione del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca di mettere a disposizione circa cento milioni di euro per la formazione dei professori-tutor inserendo, tra l’altro, tra le strutture che possono ospitare i ragazzi associazioni del terzo settore, enti ecclesiastici e sportivi, che si vanno ad aggiungere ad aziende, camere di commercio e ordini professionali, purtroppo ad oggi gli effetti non sono stati quelli prefissati.
Si chiede di sapere se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa; se trovi conferma quanto emerso dall’inchiesta pubblicata dall’Espresso per quanto attiene all’alternanza scuola-lavoro introdotta con la legge n. 104 del 2015; quali siano i motivi che hanno fatto emergere un divario tra Nord e Centrosud in riferimento alle opportunità di occupazione post diploma di maturità; se non si ritenga opportuno avviare uno studio sull’effettivo svolgimento dell’alternanza scuola-lavoro, in modo da garantire agli studenti la giusta attribuzione di mansioni in relazione al tipo di studio scelto finalizzata all’acquisizione dell’esperienza e delle conoscenze necessarie per l’avviamento nel mondo del lavoro; quali iniziative intenda intraprendere per consentire alla scuola di valorizzare e valutare le competenze, considerato che gli insegnanti devono effettuare una valutazione sulle competenze, ma, allo stato attuale, ciò risulta quasi impossibile, poiché l’attuale alternanza scuola-lavoro non offre gli strumenti necessari ai docenti per dare valutazioni nel merito.
(4-16838) Catanoso. — Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
Recentemente si è appreso che il numero delle immissioni in ruolo per l’anno scolastico 2017/18 sarà di 52 mila unità; tale numero, qualora fosse reale, potrebbe porre rimedio ai danni prodotti dalla cosiddetta « Buona scuola » sul personale docente, sia neoassunto che precario; analizzando come sono distribuite le 52 mila assunzioni, emerge che 15 mila e 100 sono i posti cosiddetti « consolidati », cioè che passano da organico di fatto ad organico di diritto; 21 mila derivano dai pensionamenti dei docenti di ruolo, quindi turn over, e 16 mila sono quelli rimasti liberi lo scorso anno per mancanza di aspiranti nelle graduatorie; dall’analisi di questi dati, appare evidente che i nuovi assunti saranno di ben lunga inferiori ai 52 mila annunciati dal Governo; innanzitutto, i 16 mila posti rimasti liberi lo scorso anno non potranno essere dati al ruolo nemmeno quest’anno, perché se le graduatorie da cui attingere erano vuote lo scorso anno lo sono anche adesso; i 21 mila posti da pensionamenti sono distribuiti su tutto il territorio nazionale e molti di essi ricadono in province con graduatorie già esaurite e non potranno essere soggette a turn over; parte dei 15 mila posti consolidati seguiranno lo stesso destino, in quanto verranno distribuiti equamente su tutto il territorio nazionale; altra considerazione da fare è che il 30 per cento dei posti annunciati saranno destinati alla mobilità, ovvero riservati quasi per intero a docenti che lasceranno le cattedre del Nord per rientrare al Sud, liberando così cattedre inassegnabili perché ricadenti in province con graduatorie ad esaurimento (GaE) già esaurite; pur non sapendo con esattezza in quali province, per quali ordini di scuola e classi di concorso, verranno ripartiti i posti annunciati, appare evidente che la reale consistenza delle nuove immissioni difficilmente supererà le 20-25 mila unità e rimarranno insoluti i problemi creati dallo scriteriato piano assunzionale della legge n. 107 del 2015 di cui continueranno a pagare le conseguenze docenti neoimmessi, docenti precari e, soprattutto, alunni e famiglie; quello a cui si sta assistendo è l’ennesimo annuncio da parte di un Governo che non ha stanziato maggiori risorse per le assunzioni (così come richiesto dall’interrogante nel corso dell’iter di approvazione dell’ultima legge di bilancio), ma ha annunciato numeri fuori dalla realtà; a giudizio dell’interrogante, occorre modificare la legge n. 107 del 2015 affinché le cattedre non assegnabili in quanto ricadenti in province con Graduatorie ad esaurimento esaurite, vengano dirottate nelle classi di concorso e nelle province a maggiore criticità.
Si chiede di sapere quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di risolvere le problematiche esposte in premessa.
Mercoledì 7 giugno
Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente
XI Commissione (Lavoro): Pannarale ed altri: « Modifiche alla legge 13 luglio 2015, n. 107, in materia di reclutamento del personale scolastico » (4431) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
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