Monitoraggio legislativo 9 ottobre - 13 ottobre 2017

Camera

Mercoledì 11 ottobre

 

Interrogazione

 

(5-12415) Gallinella, Vacca e Ciprini. — Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

 

Con il conferimento dell’autonomia alle istituzioni scolastiche (decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999) e la qualifica dirigenziale ai capi di istituto (decreto legislativo n. 59 del 1998), quelli che fino al 2000 erano i presidi sono diventati dirigenti scolastici che, oltre al nome, hanno cambiato anche il ruolo svolto: con direzione di istituzioni molto grandi e l’evidente assunzione di responsabilità e compiti più delicati che in passato; a fronte di un aumentato livello di responsabilità, però, non si è assistito ad un aumento della retribuzione economica, né tantomeno ad una equiparazione con le altre figure dirigenziali statali; la legge n. 107 del 2015 (« buona scuola ») ha conferito ancora maggiore spessore alla figura del dirigente scolastico, riconoscendo esplicitamente la necessità di un incremento della retribuzione accessoria (comma 86 dell’articolo 1); gli stanziamenti messi a disposizione da tale legge finora, però, risultano essere insufficienti, specie a fronte dell’arretramento economico subito dagli stessi dirigenti a causa della riduzione fondo unico nazionale; un arretramento che potrebbe proseguire dal 1° gennaio 2018 a causa dell’esaurirsi di alcune voci di finanziamento previste; il contratto dei dirigenti scolastici – secondo quanto segnalano gli stessi in alcune missive recapitate agli interroganti – è bloccato da otto anni e, vista la rinegoziazione imminente, sarà quanto mai necessaria una revisione della retribuzione economica, equiparandola a quella dei dirigenti della seconda fascia della pubblica amministrazione; un dirigente scolastico, infatti, percepisce mediamente 62.890 euro lordi annui, mentre un dirigente di un ente di ricerca e dell’università, appartenente alla stessa area contrattuale, ha una retribuzione compresa tra i 94.000 e i 102.000 euro; per i dirigenti scolastici, dal 2001 ad oggi, all’aumentare di carichi e responsabilità gli stipendi sono diminuiti e, a parità di analogo profilo professionale nella pubblica amministrazione le retribuzioni sono pesantemente inferiori.

 

Si chiede di sapere se, in considerazione della situazione esposta in premessa nonché dell’imminente riapertura del tavolo negoziale sui contratti di lavoro dei dirigenti scolastici, il Governo non intenda, già a partire dal prossimo disegno di legge di bilancio, individuare idonee risorse per la piena perequazione tra la dirigenza scolastica e la dirigenza di II fascia della pubblica amministrazione.

 

(4-18119) Paglia. — Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, al Ministro dello sviluppo economico.

 

Si riscontrano numerose iniziative da parte di camere di commercio in diverse province italiane volte a disporre bandi finalizzati ad attribuire voucher alle imprese disponibili ad attivare progetti di alternanza scuola-lavoro; a questo fine le camere di commercio utilizzerebbero fondi derivanti dalla riserva del 20 per cento sul diritto annuale che la legge chiede di destinare a progetti triennali ben definiti; per quanto è possibile ricostruire dalle frammentarie notizie di stampa, l’importo totale di tali erogazioni sarà certamente pari a numerosi milioni di euro; si dà quindi il caso di un onere sostenuto dalla generalità del sistema delle imprese, utilizzato di fatto non per progetti strategici, ma per sostenere la « Buona scuola » e garantire ad alcune aziende prestazioni di lavoro gratuite da parte degli studenti; a parere dell’interrogante tale utilizzo è del tutto improprio ed estraneo allo spirito della legge n. 580 del 1993; appare inoltre strano, secondo l’interrogante, che tali iniziative vengano messe in essere nello stesso momento da camere di commercio in diversi territori, come se esistesse un’indicazione generale ad operare in questo modo.

 

Si chiede di sapere se il Governo si sia attivato per richiedere al sistema delle camere di commercio di attivare bandi come quelli descritti in premessa, posto che tali bandi non paiono rispondenti alle finalità che la legge prevede per la quota del 20 per cento del diritto camerale; se non ritenga opportuno assumere iniziative per sospendere per un anno il sistema dell’alternanza scuola-lavoro, per verificarne lo stato di attuazione, dato che evidentemente è difficile trovare imprese disposte ad attivare percorsi reali e seri di formazione e che appare politicamente ed eticamente non corretto che a fronte di lavoro gratuito prestato obbligatoriamente dagli studenti siano anche corrisposti voucher alle imprese beneficiarie di quelle prestazioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

VII Commissione Cultura

 

Martedì 10 ottobre

 

Audizione

 

Audizione della Ministra dell’istruzione dell’università e della ricerca Valeria Fedeli davanti alle settime commissioni riunite di Camera e Senato in merito all’avvio dell’anno scolastico 2017/2018

 

Tengo a condividere con Voi un obiettivo su cui il Ministero è già al lavoro. Infatti, partendo dai buoni risultati conseguiti quest’anno sulle operazioni di avvio, è già partito il lavoro per l’avvio dell’anno scolastico 2018/2019, con un nuovo crono-programma ancora più ambizioso ma credo giusto. Tra un mese - precisamente il 13 novembre - pubblicheremo in anticipo la consueta circolare sulle iscrizioni, che quest’anno recherà anche le novità derivanti dal decreto legislativo di riforma dell’istruzione professionale. In quello stesso periodo comincerà la contrattazione con le organizzazioni sindacali sulla mobilità del personale docente, con l’obiettivo di concluderla prima di Natale e con una novità che ritengo positiva per tutto il sistema, in attuazione della legge n.107/2015: proveremo ad attuare d’ora in poi la contrattazione con una cadenza triennale, per dare regole certe e stabili nel tempo e per garantire la continuità didattica. Non appena le Regioni avranno adottato le delibere per la definizione della rete scolastica, da gennaio si apriranno le iscrizioni a scuola, con la conclusione stabilita per il 6 febbraio. Come sempre, le famiglie avranno a disposizione un congruo lasso di tempo e potranno avvalersi dell’ormai rodato sistema di iscrizioni on-line, che anche quest’anno sarà aperto, sulla base delle richieste delle singole Regioni, per i centri di formazione professionale. I passaggi successivi saranno tutti accelerati, per concluderli sino a un mese prima rispetto ai tempi già ridotti che hanno caratterizzato l’avvio del 2017/2018. La definizione degli organici, la mobilità, le immissioni in ruolo, le assegnazioni ed utilizzazioni provvisorie e le supplenze saranno svolte quindi prima di quanto non si sia fatto quest’anno. Le scuole potranno così trascorrere buona parte del mese di agosto libere da adempimenti burocratici, i dirigenti scolastici, i docenti e il personale ATA avere certezze anticipate 9 sul loro futuro lavorativo e gli studenti e le famiglie potranno avere certezza, se possibile ancora più di quest’anno, della presenza di tutti i docenti in classe sin dal primo giorno di scuola. Garantire il funzionamento ordinario dell’Amministrazione scolastica è compito fondamentale del Ministero, e sono soddisfatta di avervi potuto illustrare come quest’anno sia stato possibile dare avvio alle lezioni in modo ordinato in tutto il Paese e di come spero possa andare a regime un calendario strutturato e anticipato per i prossimi anni.

 

Testo completo audizione

 Senato

 

Assemblea

 

Martedì 10 ottobre

 

Interrogazione

 

(4-08198) Centinaio - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca

 

Il decreto legislativo n. 165 del 2001, all'articolo 38, rubricato "Accesso dei cittadini degli Stati membri della Unione europea", prevede: "I cittadini degli Stati membri dell'Unione europea possono accedere ai posti di lavoro presso le amministrazioni pubbliche che non implicano esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri, ovvero non attengono alla tutela dell'interesse nazionale"; questa legge, voluta fortemente dal Ministro pro tempore per l'immigrazione, Cécile Kyenge, con la quale l'Italia si è dovuta allineare alla normativa europea, ha messo, di fatto, i lavoratori italiani in concorrenza col mondo; dal 2013 i vari Ministeri, compreso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, si stanno adeguando alla nuova normativa. Si è cominciato con i bandi del concorso docenti del 2016 e poi, nel 2017, con il decreto per le graduatorie di istituto dei docenti e con il decreto per le graduatorie di istituto del personale ATA (ausiliario, tecnico, amministrativo); i titoli per entrare in graduatoria sono gli stessi per tutti e occorre conoscere la lingua italiana; questo decreto permetterà di fatto ai migranti con permesso di soggiorno di accedere alle graduatorie, scavalcando migliaia di italiani in attesa da anni; i rappresentanti della categoria parlano di decisione "irrazionale" in presenza di autoctoni, se non altro perché gli stranieri, ovviamente, non possono avere l'esperienza già maturata sul campo dagli insegnanti precari italiani.

 

Si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere al fine di evitare quella che a parere dell'interrogante si tradurrà in un'inevitabile guerra tra poveri, che non risolverà alcun problema, fuorché quello di contenere i salari e penalizzare una volta di più i lavoratori italiani.

 

Giovedì 12 ottobre

 

Interrogazione

 

(3-04050) Pezzopane, Albano, Angioni, Astorre, Borioli, Cardinali, Lucia Esposito, Stefano Esposito, Fabbri, Favero, Ginetti, Gianluca Rossi, Pagliari, Scalia, Valdinosi - Al Presidente del Consiglio dei ministri

 

La legge 7 aprile 2014 n. 56 recante "Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni" entrata in vigore l'8 aprile 2014, ha ridisegnato organi e competenze dell'amministrazione locale e in particolare delle Province; la nuova legge attribuisce alle Province le seguenti funzioni fondamentali: a) pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, tutela e valorizzazione dell'ambiente; b) pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale, autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, costruzione e gestione delle strade provinciali; c) programmazione provinciale della rete scolastica di istruzione superiore e gestione dell'edilizia scolastica; d) raccolta ed elaborazione dati ed assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali; e) controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale; rilevato che: la riduzione delle risorse economiche da parte del Governo alle Province sta di fatto impedendo a tali enti di poter svolgere quelle funzioni rimaste a loro carico dopo la legge n. 56 del 2014 e non consente loro di poter garantire ai cittadini servizi essenziali, come la manutenzione delle strade, la sicurezza e la tutela dell'ambiente; considerato che a quanto risulta agli interroganti: particolari difficoltà si stanno incontrando in Abruzzo, dove la rete stradale di competenza delle Province è particolarmente estesa; ricadono, infatti, sotto la competenza delle province abruzzesi ben 5.989 chilometri di strade, di cui 1.829 chilometri in provincia dell'Aquila, 1.800 chilometri in quella di Chieti, 1.600 chilometri in quella di Teramo 1.600 chilometri e in quella di Pescara 760 chilometri; sempre nella stessa regione, i metri quadrati di edilizia scolastica ammontano a 747.755; i gravi tagli di risorse e di personale hanno già compromesso in Abruzzo servizi, come la manutenzione delle strade e la predisposizione del piano neve. Si ricordano le conseguenze della nevicata del 18 gennaio 2017, il blocco delle arterie principali di comunicazione e il tragico epilogo dell'hotel di Rigopiano, dove non si riuscì ad inviare per tempo mezzi che liberassero la strada per mancanza di risorse adeguate; considerato, inoltre, che alle difficoltà nella gestione dei servizi si aggiungono anche le preoccupanti condizioni di precarietà che sta vivendo il personale impiegato nelle amministrazioni provinciali abruzzesi, 760 lavoratori penalizzati pesantemente, anche da un punto di vista salariale, dalla scure di tagli succedutisi negli ultimi anni.

 

Si chiede di sapere quali azioni il Governo abbia adottato e quali intenda adottare per garantire con la massima sollecitudine il trasferimento alle Province delle risorse economiche necessarie ad assicurare il corretto funzionamento di tali enti e l'erogazione da parte di questi dei servizi essenziali ai cittadini.

 

(4-08244) Liuzzi, Tarquinio, Bruni - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca

 

Tra i tanti ruoli del personale ATA (personale amministrativo, tecnico e ausiliario) c'è quello di assistente amministrativo; questo ruolo, nel corso degli anni, ha subito diversi cambiamenti, con un maggiore carico di lavoro e di responsabilità: si è passati da semplice assistente tecnico a funzionario della pubblica amministrazione; l'assistente amministrativo si occupa principalmente della gestione dell'archivio e del protocollo, ma anche delle questioni burocratiche e della segreteria; ha responsabilità sulla custodia e la gestione dei beni della scuola, e anche sulle entrate e sulle uscite, quindi si occupa anche degli aspetti economici degli istituti; deve anche essere tecnologicamente formato, perché ha, fra i tanti compiti, quello dell'ordinamento e del controllo di tutti i documenti relativi al plesso scolastico; ad oggi l'emergenza dei servizi generali e amministrativi è ben nota e la carenza di questa importante figura professionale, rischia di compromettere la gestione di tutti i servizi della scuola; sono tanti ancora i posti vacanti e disponibili per l'immissione in ruolo, ma tantissimi assistenti amministrativi, che hanno ricoperto l'incarico di direttore dei servizi generale e amministrativi per più di 3 anni non sono stati stabilizzati, anche se hanno ricoperto la funzione superiore da molti anni e hanno anche superato la selezione per la seconda posizione economica, attraverso un concorso la cui complessità è stata pari a quella per il passaggio di qualifica da AA (assistente amministrativo) a DSGA (direttore dei servizi generale e amministrativi) indetto nel 2010; considerato che nel corso degli anni gli assistenti amministrativi hanno subito anche una penalizzazione retributiva, infatti viene corrisposto loro lo stipendio iniziale di un DGSA, che, a seconda degli anni di servizio, è addirittura inferiore a quello percepito come AA.

 

Si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga che la mancata stabilizzazione degli assistenti amministrativi che rivestono il ruolo di DGSA da più di 3 anni, non confligga con quanto stabilito dal decreto legislativo n. 81 del 2015, che prevede l'acquisizione del diritto all'inquadramento nella qualifica superiore, se si è stati utilizzati per un periodo di almeno 6 mesi, a prescindere dal titolo di studio previsto per tale qualifica, e con quanto dichiarato dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea, che condanna l'Italia sull'abuso dei contratti a tempo determinato e impone la stabilizzazione del personale dopo 36 mesi di servizio; se non ritenga, inoltre, che sanare questa situazione, che ormai si protrae da svariati anni, consentirebbe al Ministero la copertura dei posti disponibili con relativo benessere organizzativo indispensabile per una crescita culturale di qualità ed efficienza ed eviterebbe, nel contempo, ricorsi che porterebbero solamente a spese inutili e ad una perdita di tempo che la scuola italiana non può permettersi.

 


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Categoria: Lavori parlamentari Data di creazione: 13/10/2017
Sottocategoria: Monitoraggio legislativo Ultima modifica: 13/10/2017
Permalink: Monitoraggio legislativo 9 ottobre - 13 ottobre 2017 Tag: Monitoraggio legislativo 9 ottobre - 13 ottobre 2017
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