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È ormai da qualche anno che si sente parlare di lavoro agile o per usare un inglesismo proprio smart work.
Questa nuova realtà, ad oggi, si sviluppa principalmente all’interno dei gruppi aziendali privati, e si instaura all’interno della cultura organizzativa di quest’ultimi come un’innovativa filosofia di lavoro in grado di aumentare in maniera esponenziale la produttività.
Questo nuovo modo di concepire il lavoro implica, necessariamente, non solo una predisposizione al cambiamento da parte del lavoratore, ma anche un completo riassetto logistico degli spazi.
Da questo punto di vista, basti pensare che non esistono più: postazioni fisse, scrivanie personali, orari di lavoro rigidi e segretari davanti alle porte, poiché, con l’avvento del lavoro agile tutto ciò è stato rottamato e sostituito da: open space orizzontali in versione più democratica, in cui ogni spazio è organizzato a seconda delle esigenze, ed arredato secondo una logica di “dynamic work con ottimizzazione dei layout interni.” (cit. C. Casadei, Il Sole 24 Ore del 10/04/18). Tutti gli spazi vengono organizzati in maniera funzionale con aree predisposte ad hoc, come: l’area per le riunioni, quella per le telefonate e quella per rilassarsi, con ambienti ottimizzati che possano favorire anche coloro che lavorano sempre meno in sede.
In Italia, gli esempi più concreti di coloro che hanno adottato questa nuova filosofia sono rappresentati senza dubbio dai grandi gruppi, infatti, oltre al colosso Microsoft, vi sono: Maire Tecnimont S.p.A, Zurich, Axa (sia nella sede di Roma che in quella Milano) e Bnp Paribas, i quali sono riusciti, nella maggior parte dei casi, a riunire in un unico spazio tutti i gruppi presenti al proprio interno.
Il principale vantaggio che finora, in questa iniziale esperienza di smart work, è stato registrato, riguarda in maniera specifica l’aumento della produttività, infatti, grazie alla riorganizzazione funzionale degli uffici e più in generale del lavoro, come osservato da Corso: “le persone possono lavorare a distanza, da casa, dal cliente, da un hub e possono scegliere in autonomia le migliori condizioni di lavoro, quelle in cui riescono ad essere più produttive”. (cit. C. Casadei, Il Sole 24 Ore del 10/04/18)
Tale aumento di produttività, spiega ancora Corso, per chi fa smart working, può quantificarsi con un aumento pari al 20% annuo. Inoltre, altri vantaggi possono essere riscontrati sia in termini di riduzioni degli spazi e quindi implicitamente dei costi aziendali, che in termini di sostenibilità.
Dal punto di vista normativo, il lavoro agile è disciplinato dalla Legge 81/2017 (Capo II) entrata in vigore il 14/06/2017, in cui vengono fissati dalla Ministra Madia, oltre alle modalità di attuazione e funzionamento, gli obiettivi e le caratteristiche di questa nuova cultura del lavoro.
In particolar modo lo smart work deve permettere di “incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”, nonché, essere adottato come: “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa. La prestazione lavorativa viene eseguita, in parte all'interno di locali aziendali e in parte all'esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell'orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva.”
Dopo aver visto quali sono le modalità ed i benefici che attualmente stanno caratterizzando la pratica dello smart working nel privato, è interessante capire come questa filosofia viene recepita ed applicata nel pubblico impiego.
Ad oggi le uniche disposizioni normative che trattano la concezione del lavoro agile all’interno dei pubblici uffici, vengono inquadrate all’interno delle linee guida pubblicate in G.U. n. 165 del 17/07/2017. In questa Direttiva (3/2017) il Presidente del consiglio dei Ministri unitamente alla Ministra Madia, chiarisce quali sono in particolar modo le misure per l’attuazione del Telelavoro e la sperimentazione dello Smart Working, in ordine agli obiettivi ed alle disponibilità economiche dell’amministrazione.
Se nel primo caso (telelavoro), l’effettiva attuazione è già realtà; nella sperimentazione dello smart working si è ancora in fase di adeguamento. Nei prossimi 3 anni, la Direttiva fissa come obiettivo quantitativo: la possibilità, ad almeno al 10% dei dipendenti, ove lo richiedano, di avvalersi di tale modalità smart working, attraverso un maggior grado di flessibilità spaziale e temporale della prestazione lavorativa.
Non resta sperare che possa diffondersi, in tutte le amministrazioni pubbliche, ivi comprese le istituzioni scolastiche, ed essere recepita appieno questa nuova filosofia di lavoro, la quale nelle aziende private sta già segnando un importante passaggio tra il modo tradizionale di lavorare e quello dell’era 4.0.
Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare (W. Churchill).
Lì, 13.04.2018
L’ESTENSORE IL PRESIDENTE
Gregorio Fanano Giorgio Germani