Recuperare il tempo perduto e rilanciare il valore dell’Istruzione
PROPOSTE
L’Anquap quasi un anno fa lanciò la proposta di scuole aperte tutto il giorno e tutto l’anno (con apposito manifesto del 20 maggio 2019) quando nessuno poteva minimamente immaginare il cataclisma che sarebbe arrivato all’inizio di quest’anno con il Coronavirus denominato Covid-19.
La proposta riguardava l’apertura delle scuole per attività didattiche anche nei mesi di luglio e agosto, con una chiusura di 15 giorni a cavallo di ferragosto.
Ciò che allora poteva sembrare solo una suggestiva provocazione oggi è - virus permettendo - una necessità per recuperare almeno in parte il tempo perduto (nei mesi di marzo e aprile e forse anche oltre) e rilanciare il valore strategico perché indispensabile dell’Istruzione.
Si è vero la scuola non si è fermata ma nessuno può ragionevolmente pensare e dimostrare - perché non è vero - che la didattica a distanza e il lavoro da remoto abbiano sostituito (compiutamente) le attività e il lavoro in presenza.
Già in condizioni normali - come noto e documentato - l’organizzazione e l’erogazione delle prestazioni didattiche si presentavano con molte differenze territoriali sociali ed economiche, così come i risultati degli apprendimenti (e dei comportamenti) erano profondamente diversi tra nord e sud, centro e periferie, ricchi e poveri.
Con la didattica a distanza e la scomparsa della relazione educativa e sociale (giocoforza), le criticità già presenti si sono aggravate e le differenze sono aumentate in termini esponenziali. Ovviamente non si tratta di un giudizio di valore ma di una semplice constatazione di fatto.
Non si dica che per riportare gli alunni nelle aule - sempre virus permettendo - non ci sarebbero le condizioni logistiche organizzative e di sicurezza, che si tratterebbe di un “pannicello caldo” per un tempo troppo esiguo e senza apprezzabili risultati (qualcosa è sempre meglio di niente), che il contratto di lavoro del personale scolastico non lo consentirebbe e via discorrendo con simili amenità.
È evidente che se invocati sarebbero tutti alibi inconsistenti (e superabili) rispetto all’esigenza di fornire una qualche risposta concreta, seppure limitata, a milioni di alunni che “un destino cinico e baro” ha privato di un diritto fondamentale. È ovvio che nessun dipendente delle scuole perderebbe, anche di un solo giorno, il sacrosanto diritto alle ferie.
Se l’idea di “scuole aperte anche d’estate” dovesse tramutarsi in concreta e per noi auspicabile realtà, ci riserviamo di presentare nel merito un nostro specifico contributo.
Inoltre, e sempre nell’interesse degli alunni - se il virus permette - si deve compiere ogni sforzo possibile affinché gli alunni delle classi quinte svolgano gli esami di Stato in presenza, anche con modalità semplificate.
Per chiunque ha avuto la possibilità di svolgere un regolare percorso di studi la prova conclusiva del viaggio, l’esame di Stato, ha costituito un passaggio fondamentale della vita rimasto a imperitura memoria. Non defraudiamo i cinquecentomila nativi digitali del 2001 di questa imperdibile esperienza, potrebbero non perdonarcelo mai.
Il presente documento viene inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell’Istruzione e ai Presidenti delle competenti commissioni parlamentari di Camera e Senato.
Lì, 20.04.2020
IL PRESIDENTE
Giorgio Germani