LA TRAGEDIA DELLA MORTE DI UN GIOVANE ALLIEVO DURANTE UNO STAGE IN PCTO: POTEVA ESSERE EVITATA, OPPURE SI È TRATTATO DI UNA DRAMMATICA MA INELUTTABILE FATALITÀ?
DOCUMENTO DI ANALISI E PROSPETTIVE
“Dignità è azzerare le morti sul lavoro, che feriscono la società e la coscienza di ciascuno di noi. Perché la sicurezza del lavoro, di ogni lavoratore, riguarda il valore che attribuiamo alla vita.
Mai più tragedie come quella del giovane Lorenzo Parelli, entrato in fabbrica per un progetto scuola-lavoro”.
Queste semplici quanto mirabili parole, pronunciate dal nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 3 febbraio u.s., durante il discorso di insediamento alla carica dinanzi al Parlamento convocato in seduta comune, rappresentano il profondo senso comune di dolore che ha pervaso l’animo degli italiani all’indomani della notizia della perdita del giovane diciottenne Lorenzo, vittima della caduta di una putrella all’interno di un’azienda meccanica, dove stava svolgendo attività di stage inserita in un Percorso di Competenze Trasversali e Orientamento.
La morte, si sa, è un evento che di per sé, seppur fisiologico, tende a destabilizzare gli esseri umani, tanto più quando riguarda una giovane vita; se poi essa si verifica in tali modi e circostanze, appare lecito domandarsi se una simile tragedia poteva essere evitata, oppure rientrava in un’alea, forse anche prevedibile, ma probabilmente ineluttabile.
Al fine di evitare qualsiasi tentativo di strumentalizzazione di un evento così tragico che, si auspica, non debba mai più ripetersi, cercheremo di analizzare, a mente fredda, l’attuale quadro normativo regolatorio relativo all’Alternanza Scuola Lavoro praticata negli Istituti Secondari di 2° Grado, segnalandone gli aspetti positivi e rappresentando le criticità in ordine alla concreta attuazione dei percorsi.
In premessa, gli attuali Percorsi di Competenze Trasversali e Orientamento ( è cambiata la denominazione rispetto all’Alternanza Scuola Lavoro di cui al D. Lgs n.77 del 15 aprile 2005 cui la Legge n.107/2015 cosiddetta Buona Scuola del Governo Renzi aveva dato forte impulso, ma, sostanzialmente, salvo modifiche nella durata complessiva di ore nel triennio, l’impianto è rimasto inalterato), rappresentano per gli studenti una indubbia occasione per coniugare l’acquisizione di nozioni apprese all’interno delle aule scolastiche e dei laboratori, con esperienze lavorative in aziende ed enti, al fine di creare una sorta di ponte occupazionale in un periodo storico, quale questo che stiamo vivendo, caratterizzato da una profonda crisi economica con conseguenti difficoltà, da parte dei nostri giovani, di poter inserirsi stabilmente nel mondo del lavoro, possibilmente spendendo al meglio il titolo di studi conseguito.
Nel corso degli anni, però, abbiamo notato, in qualità di operatori della scuola, che una delle maggiori criticità che si presentavano nell’organizzazione di tali percorsi, era rappresentata dalla difficoltà di reperire sul territorio aziende o enti che avessero, non solo una solidità economica tale da poter concretamente accogliere gli alunni ed investire sulla loro formazione pratica per poi procedere, anche se non per tutti, ma almeno per i più meritevoli, al conseguente sbocco occupazionale, ma anche che le stesse aziende seguissero pedissequamente, con zelo e scrupolosità, tutti i protocolli di sicurezza disciplinati dalla normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, tenuto conto che anche un allievo minorenne, quando effettua uno stage o un percorso di alternanza all’interno di un’unità produttiva, è equiparato per l’Inail al lavoratore dipendente.
Di incidenti, seppur meno tragici di quello accaduto al povero Lorenzo, nel corso di questi ultimi anni ne sono capitati spesso; a solo titolo di informazione, ricordiamo quando nell’ottobre del 2017 a La Spezia, un diciassettenne rimase schiacciato sotto un carrello elevatore procurandosi un frattura della tibia, oppure quando a Dicembre 2017 a Faenza un diciottenne frequentante un Itis della zona, precipitò da una gru insieme ad un lavoratore dell’azienda, quest’ultimo morto sul colpo mentre l’allievo riportando gravi lesioni e fratture alle gambe, o ancora quando a Giugno del 2018, a Montemurlo in provincia di Prato, un allievo diciassettenne perse la falange del dito anulare sinistro nell’usare un trapano durante uno stage in un’officina meccanica.
Risulta evidente, alla luce di quanto suesposto, che il tema della sicurezza diventa centrale rispetto al dibattito che, inevitabilmente, è scaturito dall’ultimo episodio, il più grave, accaduto in ordine di tempo, episodio che ha scatenato un’ondata di polemiche, talvolta strumentali, tra chi chiedeva a gran voce l’abolizione dei PCTO contestandone persino l’utilità in termini di ricaduta positiva sugli allievi ( tra questi gli stessi studenti che più volte hanno manifestato, coordinati dalla loro Consulta a livello nazionale, e schierati per l’abolizione), e coloro i quali, ragionando, a nostro parere, a mente fredda, pur riconoscendo i limiti attuali della legge in materia, ne difendevano l’impianto complessivo e gli obiettivi che lo stesso perseguiva, provando ad operare una sintesi costruttiva che potesse, in qualche modo, ridurre al minimo le criticità e i lati negativi appalesatesi in corso d’opera, per giungere ad una modifica normativa volta a rendere i Percorsi Competenze Trasversali e Orientamento un efficace strumento capace di ridurre il gap tra scuole e imprese, tra competenze teoriche e applicazioni pratiche nel mondo del lavoro.
Abbiamo volutamente delineato, sin qui, un quadro generale negativo, limitandoci a rappresentare gli aspetti maggiormente preoccupanti e le criticità emerse nel corso degli anni in relazione ai seri rischi cui le Istituzioni Scolastiche e le aziende vanno incontro nella realizzazione dei PCTO. Ma scuole e imprese non devono essere in competizione tra loro, ma assolutamente complementari nella formazione dei futuri cittadini; da parte loro occorre, a nostro avviso, sensibilizzare maggiormente le famiglie sulla reale natura di questi percorsi che risultano essere sempre più utili non solo per ridurre la distanza tra scuola e lavoro ma anche per prevenire l’abbandono scolastico dei ragazzi più portati, per indole, ad un lavoro pratico piuttosto che ad una prosecuzione degli studi.
La sicurezza dei nostri giovani deve essere garantita ai massimi livelli, così come quella di tutti gli studenti e lavoratori; e tale sicurezza deve essere formata in maniera seria e professionale. Il tipo di formazione che oggi viene attuato appare molto carente. Sovente nemmeno i formatori conoscono i reali e concreti pericoli di quello che insegnano (carrelli elevatori, ponteggi ecc.), e i corsi rivolti, sia al personale dipendente dell’azienda che agli studenti che dovranno successivamente vivere all’interno di quell’azienda il percorso di alternanza, spesso si rivelano talmente generici da non costituire una base solida per la corretta prevenzione dei rischi connessi alla natura della attività lavorative realizzate all’interno dei percorsi stessi.
E’ indispensabile, inoltre, che lo Stato, attraverso figure professionali già esistenti nella Pubblica Amministrazione ( mi riferisco, ad esempio, agli Ispettori del Lavoro), vigili in maniera più pervasiva attraverso ispezioni sui luoghi di lavoro, affinché si possa verificare che tutte le prescrizioni che la legge impone alle ditte per la tutela e la salvaguardia della salute dei dipendenti, siano rispettate, ivi comprese tutte le attrezzature e i Dispositivi di Protezione (DPO) che i lavoratori devono indossare durante l’orario di servizio ( caschi di protezione per la testa, calzature ignifughe e/o antiscivolamento, tute ecc.). In caso contrario, lo Stato dovrà sanzionare efficacemente i titolari e, soprattutto, impedirgli di poter svolgere in futuro percorsi di alternanza con allievi delle scuole secondarie di secondo grado, magari istituendo un registro “nero” consultabile esclusivamente dagli addetti ai lavori (nel nostro caso i Dirigenti Scolastici), che, in tal modo, potrebbero fruire di un filtro iniziale particolarmente utile per la difficile scelta dell’azienda con cui stipulare convenzioni di PCTO.
Sul versante squisitamente didattico, occorre, a nostro parere, ricalibrare le importanti competenze dei Consigli di Classe, che, ricordiamo, hanno il delicato compito di definire le conoscenze, le abilità, le competenze da acquisire tramite i percorsi in PCTO e in relazione agli obiettivi formativi del curricolo ed ai bisogni degli alunni, elaborando unità di apprendimento realizzabili con metodologie specifiche e operando un monitoraggio delle attività svolte al fine di individuare eventuali necessità di modifiche in itinere. Soprattutto questo ultimo punto, pensiamo sia necessario implementare, rendendolo parte centrale dell’organizzazione, evidentemente rafforzando la necessità di contatti frequenti da parte dei referenti della scuola con l’impresa, attraverso la direzione e il coordinamento del Dirigente Scolastico, e con gli stessi studenti impegnati nei percorsi, al fine di valutare con cognizione di causa anche gli effetti da loro percepiti, e proporre, se del caso, modifiche formali e sostanziali, anche alle Convenzioni in essere.
In definitiva, usando una metafora, offrire alla scuola la possibilità di cucire un abito su misura allo studente, prevedendo che lo stesso abito, nel corso del tempo, possa subire delle variazioni dovute ai cambiamenti dello stato fisico del ragazzo, al fine di mantenerne intatto lo stile e l’eleganza che lo contraddistingue; l’abito, nel nostro caso, è rappresentato dalla Convenzione di PCTO che la scuola stipula con l’azienda e che, nel corso del tempo, potrà subire delle modifiche nella forma e nella sostanza a seconda delle criticità che potrebbero emergere per effetto dei monitoraggi operati dai referenti e dai Consigli di Classe.
Lì, 15.02.2022
D’INTESA CON IL PRESIDENTE
IL DIRIGENTE NAZIONALE
Antonio Grande