Rinnovo contratto scuola scaduto da 38 mesi, ma di aumenti non si parla: chi chiede il recupero del 2013 e chi accusa il ministro
I tempi di rinnovo del contratto della scuola si confermano lunghi. Lo ricordano alcune associazioni e sindacati, che se la prendono con l’amministrazione pubblica.
Anquap: ritardo, ingiustificato e ingiustificabile
Giorgio Germani, presidente dell’Anquap, l’Associazione Nazionale Quadri delle Pubbliche Amministrazioni, chiede pubblicamente spiegazioni e indica il ministro dell’Istruzione come il primo responsabile di questa situazione di stallo: “Che fine ha fatto – chiede – il rinnovo contrattuale dell’Istruzione e la Ricerca?”.
Il contratto nazionale, continua, “è scaduto da 38 mesi e il nuovo, che sarebbe già scaduto da due, non è ancora in pista. Questo ritardo, ingiustificato e ingiustificabile, è solo colpa del ministro “.
Secondo Germani, l’atto di indirizzo, presentato ai sindacati della scuola qualche settimana fa, sarebbe ancora non giunto a destinazione: “l’Aran non è nelle condizioni di aprire le trattative con i sindacati, perché a oggi, non ha ancora ricevuto l’atto di indirizzo previsto per legge. Tutto questo è inaccettabile, calpesta i diritti di oltre un milione di dipendenti pubblici e dimostra l’inconsistenza e l’inadeguatezza di chi governa e gestisce il dicastero di viale Trastevere. Se il ministro c’è, batta un colpo”.
Nuovo contratto scuola, che fine ha fatto? Anquap punta il dito contro Bianchi: “Ritardo inaccettabile”
Lo scorso 1° febbraio, le organizzazioni sindacali hanno incontrato il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi per l’atto di indirizzo propedeutico al rinnovo contrattuale. Tuttavia, ad oggi, un mese dopo l’incontro, non si hanno novità sulla trattativa all’Aran. Anquap non ci sta e scarica le responsabilità di tale ritardo sul Ministro Bianchi.
“Che fine ha fatto il rinnovo contrattuale dell’Istruzione e la Ricerca? E’ scaduto da 38 mesi e il nuovo, che sarebbe già scaduto da due, non è ancora in pista. Questo ritardo, ingiustificato e ingiustificabile, è solo colpa del Ministro”, tuona in un nota il presidente dell’Anquap, l’Associazione Nazionale Quadri delle Pubbliche Amministrazioni, Giorgio Germani.
“L’Aran – continua Germani – non è nelle condizioni di aprire le trattative con i sindacati, perché a oggi, non ha ancora ricevuto l’atto di indirizzo previsto per legge. Tutto questo è inaccettabile, calpesta i diritti di oltre un milione di dipendenti pubblici e dimostra l’inconsistenza e l’inadeguatezza di chi governa e gestisce il dicastero di viale Trastevere. Se il Ministro c’è, batta un colpo”.
Punti di riferimento del documento che Bianchi ha presentato ai sindacati, spiega il Ministero dell’Istruzione, che sta alla base del rinnovo contrattuale, come previsto dal decreto legislativo 165 del 2001 (Testo Unico sul pubblico impiego), sono il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Patto per la scuola, l’atto di indirizzo quadro per i rinnovi contrattuali delle pubbliche amministrazioni per il triennio 2019-2021.
Il vero problema, tuttavia, è rappresentato dalla risorse a disposizione, che restano insufficienti per le organizzazioni sindacali.
Ancora all’atto di indirizzo previsto dal Ministero mancano le cifre che però non sono un vero mistero: ci sarebbero attualmente 87 euro lordi compresi di elemento perequativo da 11,5 euro medi. Con l’aggiunta dei fondi della Legge di Bilancio si salirebbe a 100-105 euro lordi mensili.
Inoltre, con i 200 milioni di euro una tantum per il 2022, l’asticella degli aumenti medi lordi mensili sarebbe di 120-125, poi dal 2023 si arriverebbe a 100-105.