Il lavoro – nelle Amministrazioni Pubbliche, nelle Istituzioni, nelle Imprese, nelle attività professionali ecc… ecc.. – è lo strumento che insieme alle risorse finanziarie e agli assetti organizzativi assicura la produzione di beni e servizi (materiali e immateriali). Maggiore è la produzione più elevati sono la ricchezza e il benessere di una Nazione e della sua popolazione.
Qualsiasi lavoro (intellettuale, manuale, tecnologico) ad ogni livello dell’organizzazione è dignitoso e merita rispetto poiché contribuisce, con impegno e sacrificio, allo sviluppo, al progresso e al benessere della collettività.
Purtroppo, negli ultimi anni in Italia il lavoro soffre e diminuisce nel pubblico come nel privato, nella produzione di beni come nell’erogazione di servizi. Questa condizione negativa depaupera il patrimonio pubblico e quello delle imprese, impedisce l’accesso ai giovani e alle donne ed espelle precocemente dal servizio attivo anche chi con fatica un lavoro era riuscito a conseguirlo.
Eppure di lavoro vi è un grande bisogno per migliorare ed ampliare le infrastrutture, tutelare l’ambiente e il territorio, valorizzare e recuperare l’immenso patrimonio monumentale artistico e archeologico, sviluppare l’agricoltura e il turismo, rilanciare il Made in Italy e un industria di qualità per il mercato interno e internazionale.
Occorre che il sistema Paese ritorni a fare squadra e si metta in rete, collegandosi di più e meglio al sistema Europa per essere concorrenziale nel villaggio globale del libero scambio. Non è più il momento di difese passive di un tempo andato, ma di sfide innovative sul presente con lo sguardo rivolto al futuro. Per queste sfide fondamentale è il livello di buona qualità che devono possedere l’Istruzione, l’Università e la Ricerca.
Se tutti nei diversi ruoli e luoghi, nelle svariate forme associative e di organizzazione saremo capaci di portare un contributo positivo - con riguardo al bene comune e non solo ai pur legittimi interessi di parte – il lavoro e il benessere potranno ritornare a splendere nella nostra bella e amata Italia.
Nessuno si nasconde che vi è un problema oggettivo di risorse finanziarie, ma se si avrà la capacità di riordinare il sistema istituzionale centrale e periferico, ridurre i costi della politica e degli apparati burocratici, procedere ad una radicale riqualificazione della spesa pubblica, qualcosa di significativo si potrà recuperare per destinarlo agli investimenti produttivi.
Vi sono anche delicate e complesse questioni normative e fiscali che necessitano di interventi urgenti. Le regole per l’accesso lo svolgimento e la risoluzione dei rapporti di lavoro devono essere più chiare e certe, sia per chi il lavoro lo offre che per coloro che lo cercano. Le normative fiscali devono agevolare le assunzioni (soprattutto quelle a tempo indeterminato), favorire le stabilizzazioni e ridurre il divario tra il costo complessivo a carico del datore di lavoro e quanto effettivamente percepito dal lavoratore. Le dichiarazioni programmatiche rese ieri in Parlamento dal Presidente del Consiglio, On. Enrico Letta, vanno nella giusta direzione. Ci auguriamo che ora seguano i fatti.
Il sistema di relazioni sindacali nel pubblico come nel privato, che pure ha dato contributi positivi, necessita di una qualche modernizzazione e deve avere la capacità di cogliere le differenze di prestazioni lavorative che non sono ora massificate e ripetitive, ma sempre più si fondano sull’intelligenza individuale e la buona organizzazione.
IL PRESIDENTE Giorgio Germani