Un contratto collettivo nazionale di lavoro ha un senso compiuto per l’Amministrazione e i dipendenti ai quali si applica se migliora il trattamento economico e giuridico del personale, generando le migliori condizioni possibili per il corretto funzionamento e il buon andamento di uffici e servizi di pubblico interesse e utilità.
Il ritardo e le lungaggini che hanno interessato e stanno interessando la tornata contrattuale del triennio 2019/2021 (già ampiamente scaduta) sono evidente testimonianza di una grave disfunzione di sistema, rispetto alla quale sarebbe doveroso riflettere per apportare i necessari correttivi.
Il caso del Comparto Istruzione e Ricerca è certamente il più emblematico per la sua consistenza quantitativa (oltre 1.200.000 dipendenti - di cui oltre un 1.000.000 nelle istituzioni scolastiche ed educative -con una pluralità di categorie professionali) e complessità generale e settoriale (una pluralità di amministrazioni coinvolte, anche profondamente diverse tra loro per assetti istituzionali, organizzativi e di governance).
Le trattative sono state aperte il 17 maggio 2022 dopo l’atto di indirizzo emanato il 10 maggio 2022 ed hanno avuto una prima e parziale conclusione con il CCNL del 6/12/2022 esclusivamente sui principali aspetti del trattamento economico: stipendi tabellari e indennità fisse. Una conclusione resa possibile dall’accordo tra il Ministro dell’Istruzione e del Merito (Prof. Giuseppe Valditara) e le OO.SS. rappresentative nel comparto sottoscritto il 10 novembre 2022.
Tutto quanto non compreso nel citato CCNL (parte giuridica e ulteriori aspetti del trattamento economico) è oggetto della prosecuzione del negoziato tra le parti che è ripreso l’11 gennaio 2023 e si sta protraendo tra alti e bassi (più bassi che alti) da oltre due mesi e mezzo.
Il negoziato in corso deve tener conto dell’atto di indirizzo integrativo del corrente mese di marzo che sofferma la sua attenzione sugli stanziamenti disponibili per gli esercizi finanziari 2022 e 2023 - da destinare all’incremento della componente fissa della retribuzione di tutto il personale della scuola - sulla “riforma degli ordinamenti del personale ATA e di tutti i settori del comparto, la mobilità e formazione del personale, la valorizzazione dei DSGA, il lavoro a distanza, le relazioni sindacali e la contrattazione di secondo livello”.
Il tema dell’ordinamento professionale, con specifico riferimento ad un ulteriore area per l’inquadramento del personale di elevata qualificazione, è comune a tutti i comparti di contrattazione collettiva per espressa previsione contenuta nell’atto di indirizzo quadro dell’Aprile 2021.
Nel comparto istruzione e ricerca - e specificamente nella Sezione Scuola - per questo tema (l’ordinamento professionale) vi è l’esigenza di una declinazione coerente (e confacente) con la presenza nelle istituzioni scolastiche ed educativa , già dall’1/9/2000, di un funzionario direttivo in posizione apicale che corrisponde alla categoria monocratica dei Direttori SGA; categoria per la quale sia l’atto di indirizzo specifico del 10 maggio 2022 sia l’integrazione del 17/3/2023 prevedono una espressa e doverosa valorizzazione, per quanto i Direttori SGA già sono e fanno.
La valorizzazione deve riguardare la posizione giuridica di collocazione de jure nell’area delle elevate qualificazioni - senza impropri incarichi a termine - e una struttura retributiva coerente con le funzioni e le responsabilità già in essere per leggi, regolamenti e contratti collettivi. Si potrebbe confermare, con adeguata e consistente rivalutazione, l’indennità di direzione o si potrebbe andare, come avvenuto nel comparto delle funzioni centrali, ad una retribuzione di posizione e ad una retribuzione di risultato.
Per ora le proposte presentate in sede di negoziato sono molto lontane da questa logica e razionale soluzione, con il rischio di modificare in peggio il vigente sistema di classificazione e le declaratorie delle singole aree. A questo rischio si aggiunge l’ipotesi di un beffardo aumento dell’indennità di direzione quota base di appena 49,00 euro annui (elemosina allo stato puro), di incarichi ad interim sottopagati e di totale esclusione dei Direttori SGA da qualsiasi compenso a carico del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa.
Così facendo - ci auguriamo che così non sia - si tradiscono gli atti di indirizzo e si dimostra una errata e grave carenza di conoscenza della realtà giuridica (istituzionale e organizzativa) e fattuale delle istituzioni scolastiche ed educative.
Le scuole non hanno esigenza alcuna di una doppia area dei collaboratori e nemmeno dell’indistinta e incomprensibile unificazione tra funzionari ed elevate qualificazioni. Sarebbe logico e razionale, invece, operare con lo stesso sistema di classificazione ipotizzato per il personale amministrativo e tecnico di Accademie e Conservatori (Operatori, Assistenti, Funzionari, Elevate Qualificazioni), agendo di conseguenza sugli aspetti connessi alle declaratorie e alle progressioni di area.
Sull’argomento trattato e su altri di logica attinenza abbiamo presentato specifiche proposte con il documento del 25 gennaio 2023 che rinnoviamo per intero. Osserviamo che gli incrementi proposti nel documento citato in ordine all’indennità di direzione parte variabile e alle nuove misure orarie per prestazioni eccedenti non avrebbero incidenza alcuna sul bilancio dello Stato.
Lì, 30.03.2023
IL PRESIDENTE
Giorgio Germani